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Circolo d'immaginazione

Il bollettino di City e le varie fanzine degli anni '80 hanno pubblicato spesso interventi e schede di film di sf; film che hanno avuto un peso significativo sia per il genere che per il mondo del cinema. In questa sezione vogliamo riproporre quelle che a nostro avviso possono avere una rilevanza dal punto vista storico e culturale.


Articolo riproposto da:
Fanzine periodica bimestrale, anno III, aprile 1984, n° 17.


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Scheda filmografica

Brainstorm generazione elettronica
Brainstorm
USA, 1983.

     

Brainstorm
generazione elettronica

 

di Roberto Milan

I motivi d’interesse che circondano “Brainstorm” sono essenzialmente tre: la prova di Douglas Trumbull (eccezionale realizzatore di effetti speciali in film come “2001: odissea nello spazio” e “Incontri ravvicinati del terzo tipo”) che si ripropone alla regia dopo il brillante esordio nel 1972 con “2002: la seconda odissea” (film che vinse il festival internazionale di Trieste), il ritorno di Cliff Robertson, l’incomparabile interprete di Charly ne “I due mondi di Charly” (ruolo questo che gli valse l’Oscar), dopo tre anni e mezzo di assenza dai set cinematografici, ed infine l’ultima comparsa di Natalie Wood sugli schermi prima della sua tragica morte avvenuta nel novembre 1981.
Al di là di questo sta un’opera sufficientemente interessante e discretamente congegnata, fondata su di una trama abbastanza valida, la cui idea di base poteva forse venire realizzata in maniera migliore, ma che comunque, soprattutto nella prima parte, si segnala per buone doti di linearità e consistenza. Ovviamente ogni giudizio in tale senso deve tener conto delle notevoli modifiche che la morte della Wood ha reso necessarie.
È la storia di un gruppo di scienziati, finanziati e protetti da un ricco uomo d’affari (Cliff Robertson), che riescono a realizzare una macchina in grado non solo di registrare i sentimenti e le emozioni, ma addirittura di trasferirli da una mente all’altra. La vicenda acquista poi connotati mistico-filosofici quando lo scienziato protagonista, Michael Brace (Christopher Walken), userà la propria invenzione per scoprire l’esistenza di una vita ultraterrena per mezzo delle sensazioni provate da una sua collega morta per un attacco cardiaco.
Il film può richiamare un po’ alla mente “Stati di allucinazione” di Ken Russel, ma in realtà sono più i punti di separazione che quelli di contatto fra le due opere, come ha fra l’altro fatto notare lo stesso Trumbull in un’intervista rilasciata a Starlog, ma, per quanto riguarda l’idea che costituisce lo spunto fondamentale della pellicola (registrazione delle sensazioni umane) è sicuramente da ricollegare a “Il killer di Satana” di Michael Powell (un’opera girata nel 1967 con Boris Karloff) nonostante gli sviluppi delle vicende siano nettamente differenti (il secondo film è riconducibile al genere horror).
La regia di Douglas Trumbull, per quanto attenta e discretamente efficace, appare tuttavia meno ispirata rispetto a quello che si era visto in “2002”, non riuscendo a ricreare quei momenti così suggestivi e poetici che avevano nettamente supplito alle carenze di una non perfetta tecnica nella direzione della prima pellicola. In “Brainstorm” queste manchevolezze rimangono praticamente inalterate, ma appaiono più evidenti a causa di una trama che non permette quella comunicatività di immagini che aveva favorevolmente impressionato all’esordio di Trumbull. Rimane comunque la constatazione di un certo progresso nella maturità tecnica del regista, progresso denotato da un’ accurata selezione delle sequenze proposte, nonché da una buona conduzione per quello che riguarda la prima parte del film; poi Trumbull si scontra con concetti più profondi che, per essere esposti con la necessaria carica emotiva, richiedono una notevole abilità da parte di chi dirige un’opera.
La pellicola, quindi, nonostante buoni effetti speciali (in ogni caso abbastanza sperduti nel contesto complessivo), proprio nella regia non sa trovare l’elemento in grado di farle compiere un significativo salto di qualità. In questo, bisogna riconoscerlo, concorre anche l’interpretazione, senza infamia e senza lode, di Cliff Robertson, per altro chiamato a svolgere un ruolo non molto impegnativo; indubbiamente si tratta di un attore che sa fare molto di più (e forse lo farà presto se andrà in porto il suo progetto di realizzare il seguito della vicenda di “Charly”). Più brillante Natalie Wood, anche se non a quei livelli elevati che spesso aveva toccato in passato: aiutata da una profonda capacità espressiva e dalla lunga esperienza ha avuto il merito di rendere credibile un personaggio che facilmente avrebbe potuto incorrere nella banalità. Buona la prova di Christopher Walken (già interprete insieme a Robert De Niro de “Il cacciatore”), co-protagonista della vicenda e attore di chiare qualità, mentre il resto del cast si mantiene in un grigio anonimato che risulta piuttosto negativo.
In definitiva “Brainstorm” non è opera in grado di lasciare tracce indelebili negli annali della cinematografia fantascientifica, ma tuttavia esistono film che, per cause trascendenti il proprio valore effettivo, acquistano inaspettati motivi di interesse che inducono a ricordarli: con l’ultima apparizione di Natalie Wood “Brainstorm”, probabilmente, è uno di essi.