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Circolo d'immaginazione

Il bollettino di City e le varie fanzine degli anni '80 hanno pubblicato spesso interventi e schede di film di sf; film che hanno avuto un peso significativo sia per il genere che per il mondo del cinema. In questa sezione vogliamo riproporre quelle che a nostro avviso possono avere una rilevanza dal punto vista storico e culturale.


Articolo riproposto da:
Fanzine periodica bimestrale, anno II, dicembre 1982, n° 8.


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Scheda filmografica

Possession
Possession
Germania Est-Francia, 1981.

     

Possession

 

di Roberto Milan

La fantascienza ha indubbiamente subìto una notevole evoluzione rispetto ai propri albori sia in campo narrativo sia in campo cinematografico. Soprattutto in quest’ultimo si è avuto il passaggio dalla massima esaltazione del senso del meraviglioso connesso all’esplorazione di altri mondi e all’incontro di esseri alieni, ad una forma più meditativa ed introspettiva che verte sui contrasti interni propri del singolo individuo, naturalmente in chiave fantastica.
Non sono più le azioni del personaggio ad avere una loro importanza, ma il rapporto che esse hanno con l’animo dello stesso, con il contrastante avvicendarsi di sensazioni che si verifica nella sua mente ad ogni livello, sia conscio che inconscio. E la lotta interiore che inevitabilmente si sviluppa consente un’analisi dell’ancora in gran parte sconosciuto “io” umano, facendo un po’ di luce sui suoi reconditi segreti. La mente umana rappresenta un universo da esplorare, una terra misteriosa solo in apparenza nota sulla quale è possibile ogni speculazione.
Naturalmente questa non è altro che una delle tematiche attuali del cinema fantascientifico, un frammento nella sua globalità, ma comunque un interessante sviluppo. Se non altro qualcosa da opporre alle ormai scontate avventure spaziali dichiaratamente commerciali.
Maestro di questo cinema sono essenzialmente i registi dell’est (quale esempio migliore di Tarkovsky?) orientati quasi esclusivamente verso di esso e di conseguenza prigionieri dei suoi limiti. Il principale di questi ultimi è, a mio avviso, la ricerca di un’introspezione troppo estenuante, lenta e, a lungo andare, dispersiva.
È questo forse l’unico difetto di “Possession”, il film di Andrzey Zulawsky che ha vinto “l’Asteroide d’oro” al festival di Trieste (Festival Internazionale del Cinema di Fantascienza) dividendo subito i giudizi dei critici.
L’opera non è certo facile da comprendersi pienamente, essendo ricca di simbolismi e basandosi su una costante ricerca di una realtà interiore che spesso si rivela enigmatica, eppure ha, nel suo svolgersi, un qualcosa di carismatico capace di carpire l’attenzione dello spettatore.
Il mio giudizio personale è che questo fattore essenziale sia rappresentato dalla magistrale interpretazione di Isabelle Adjani che, proprio per essa è stata premiata al festival di Cannes con la “Palma d’oro”.
Un film del genere, col chiaro intento di comunicare qualcosa a livello inconscio aveva indubbiamente la necessità di trovare un’interprete in grado di immedesimarsi alla perfezione nel personaggio, rendendolo vivo e credibile al di fuori di ogni futilità.
Base della trama è la lotta che una donna di nome Anna combatte contro il mondo che la circonda in una Berlino sempre più ricca di contrasti ed allo stesso tempo avvolta in un freddo alone di decadente amarezza. Anna, pur avendo una normale vita familiare, non riesce a trovare uno scopo alla propria esistenza, sentendosi incapace di un contatto più vero e intenso con gli altri. Questa situazione sfocia nella crisi del suo matrimonio ed in quella, ben più grave, del suo animo. La sua mente cerca di creare un’esistenza alternativa che Anna difende dal mondo esterno uccidendo senza pietà chiunque tenti di far luce in essa. Questa esistenza alternativa consiste nelle cure che la protagonista rivolge ad una creatura mostruosa che ha partorito lei stessa. E in uno squallido appartamento l’essere cresce fino a diventare maturo ed a farsi amare ardentemente da Anna.
In questo scabroso finale Andrzey Zulawski, che ha anche scritto il soggetto della storia, intende, secondo una sua stessa affermazione, “testimoniare la liberazione da parte di Anna della sua parte peggiore del suoi io, per ritrovarsi purificata davanti alla morte”. Certo è, che viene illustrata con agghiacciante realismo un’evasione dalla soffocante e monotona vita quotidiana, dove troppo spesso l’emarginazione e la mancanza di ogni vero rapporto con un proprio simile sono di regola.
È ora, a mio avviso, necessaria una piccola presentazione del regista che ha concepito e diretto questa pellicola.
Andrzey Zulawski è nato in Ucraina nel 1939, ma ha trascorso la sua infanzia a Parigi e la sua giovinezza più matura in Polonia. Il soggetto di “Possession” è frutto della sua immaginazione ed indubbiamente è dettato da quella disperazione che risulta essere la costante di fondo, il messaggio basilare, del film. Qui si creano le prime discussioni che hanno accompagnato la proclamazione dell’opera come vincitrice de “l’asteroide d’oro” a Trieste. C’è chi non la considera una pellicola di fantascienza e probabilmente, da un certo punto di vista, ha buone ragioni per farlo. Certamente il film non è di pura fantascienza, quella spaziale a cui molti si sono abituati, ma, nell’illustrare una deviazione della psiche umana portata al parossismo, introduce quel chiaro risvolto “fantastico-horror” rappresentato dal concepimento del mostro.
Se il soggetto di Zulawski risulta essere di indubbio valore, non così è la regia. La staticità, che d’altra parte non poteva essere totalmente evitata nel portare avanti un simile discorso, è eccessiva, e la pellicola evita di diventare noiosa solo per la brillante interpretazione di Isabelle Adjani. Ed è proprio grazie a lei, alla sua capacità di catalizzare l’attenzione del pubblico, che l’opera maschera in parte quella lentezza che non deve essere scambiata per componente necessaria di un’attenta analisi interiore (come dire: un film “impegnato” non deve per forza essere lento).
Per ciò che concerne l’aspetto spettacolare della pellicola, le scenografie, seppur lontane da livelli ottimali (ma d’altra parte questi ultimi non erano richiesti dalla trama), si mantengono su posizioni discrete soprattutto perché riescono ad adattarsi convincentemente alle situazioni che vengono illustrate. Stesso discorso per gli effetti speciali che si basano sul dignitoso sforzo di Carlo Rambaldi, mentre per quello che riguarda gli altri attori del cast, il grado di recitazione è soddisfacente.
Il giudizio su “Possession”, nella sua globalità, è indubbiamente positivo, ed il film rimane certamente un’originale ed interessante espressione di quella tendenza innovatrice che si sta sviluppando all’interno del cinema fantastico, e alla quale, solo da poco, è stato tributato un giusto riconoscimento.