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Circolo d'immaginazione

Il bollettino di City e le varie fanzine degli anni '80 hanno pubblicato spesso interventi e schede di film di sf; film che hanno avuto un peso significativo sia per il genere che per il mondo del cinema. In questa sezione vogliamo riproporre quelle che a nostro avviso possono avere una rilevanza dal punto vista storico e culturale.


Articolo riproposto da:
Fanzine periodica bimestrale, anno II, dicembre 1982, n° 8.


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Scheda filmografica

Il bacio
della pantera

Cat People
USA, 1982.


Note

  1. 1982: “Il bacio della pantera. Una fantasia erotica” regia: Paul Schrader; sceneggiatura: Alan Ormsby sul soggetto di DeWitt Bodeen; interpreti principali: Nastassja Kinski, Malcolm McDowell, John Heard; effetti speciali: Pat Domenico e Karl Miller.
    1942: “Il bacio della pantera” (Cat People) regia: Jacques Tourneur; sceneggiatura: DeWitt Bodeen; interpreti principali: Simone Simon, Kent Smith, Tom Conway, Jane Randolph.
  2. “Darker than you Think”, 1940. Trad.ital. “Il figlio della notte” in Mondadori: collana “Urania”, 342 (1964); collana “Oscar”,700 (700), collana “Classici della fantascienza”,71 (1983). Per l’editrice Libra, collana “I classici della fantascienza”,6 (1972), per l’editrice Fanucci, “Il signore delle tenebre” collana “i maestri del fantastico”,2 (1989). Traduzioni di Ugo Malaguti.
     

Il bacio della pantera

 

di Claudio Battaglini

Sull’onda della moda del remake, che da qualche anno imperversa nel cinema e che ormai ne interessa i generi e i sottogeneri più vari e disparati, è apparso di recente nelle sale cinematografiche “Il bacio della pantera” (Cat People) di Paul Schrader, rifacimento dell’omonimo film di Jacques Tourneur. (1)
Questa volta, però, più che ad una semplice replica ci troviamo di fronte ad un’opera decisamente rielaborata e con varie differenze rispetto al primo lavoro, e una volta tanto non solo a causa degli effetti speciali.
Già il sottotitolo “una fantasia erotica” ci introduce in una nuova e diversa dimensione, al posto della banale storia d’amore del primo film qui ci troviamo alle prese con un rapporto amore/morte molto marcato ed innestato in una dimensione più onirica che reale.
I “Cat People”” sono in effetti persone apparentemente normali, che però quando hanno rapporti sessuali si trasformano in pantere, con conseguenze poco piacevoli per i malcapitati partners, anche perché la sola via per tornare ad esseri umani è quella di uccidere.
L’unica soluzione per una vita almeno nominalmente normale è il rapporto incestuoso che appunto uno dei due protagonisti (Malcolm McDowell) propone alla sorella (Nastassja Kinski), ancora ignara della propria diversità, a somiglianza di quello che già avevano fatto i loro genitori, anche loro appartenenti alla “gente felina”.
Tra l’altro questa particolarità della specie “diversa”, ma simile che vive nascosta tra noi, ed anche la sensazione di “animalità” come estensione a nuove sensibilità nel rapporto con l’ambiente circostante, ci rimanda più volte a quella singolare opera della narrativa di SF che è “Il figlio della notte” di Jack Williamson (2) .
Dopo alcuni flash-back in cui ci viene mostrata la nascita con riti oscuri ed in tempi lontani, in un’Africa alquanto allucinante, della fusione tra umani e pantere, assistiamo ad un crescendo di uccisioni e sbranamenti deliziosamente sanguinolenti (evitare di mangiare poco prima del film) e soprattutto vediamo la presa di coscienza della protagonista, la quale deve scegliere se andare a letto con il suo boy-friend (semplice Homo sapiens e non Homo panthera) e quindi banchettare con il suddetto per tornare normale, oppure se dedicarsi ad una santa, ma sofferta castità.
Dopo la morte del fratello-pantera, la nostra eroina (?) opterà per l’amore e con questo però anche per il mantenimento della forma animale, resterà quindi come pantera nello zoo dove lavora il suo ormai ex-amante.
Nella prima edizione la ragazza moriva sotto forma di pantera, riacquistando in quel momento la sua umanità, qui invece ci troviamo di fronte ad una scelta, quella a favore dell’animale, senz’altro più stimolante ed ambigua.
La scena finale in cui la nostra pantera si fa accarezzare e poi si esibisce in un ruggito a canini spiegati, fotogramma che resta bloccato mentre scorrono i titoli di coda sulla musica di David Bowie (a proposito di ambiguità), ci lascia con una certa sensazione di malessere.
E questa sensazione insieme a quel rapporto inscindibile amore/morte per cui quando c’è uno dei termini si ritrova poi anche l’altro in un ciclo interminabile, sono forse le cose più interessanti di un film che non sempre riesce a rendere la dimensione tra incubo e realtà come vorrebbe, ma che è comunque da ricordare per le interpretazioni sia degli animali, veramente splendidi ed “alieni” nella loro animalità, sia dei due protagonisti che hanno saputo rendere una presenza stupendamente “felina”.